Museo Civico Etnografico

Il Museo Civico Etnografico di Stanghella nasce nel 1980 grazie all’iniziativa del Gruppo Bassa Padovana in collaborazione con l’Amministrazione comunale, con lo scopo di conservare e organizzare in un percorso scientifico-divulgativo fruibile i numerosi manufatti antichi ritrovati dai soci del Gruppo nelle campagne della Bassa Padovana così come tutti quegli oggetti e strumenti capaci di raccontare la secolare cultura rurale di questo territorio caratterizzato da una propria individualità culturale e da una storia insediativa originale.

 

Questa narrazione prende avvio dalla preistoria più o meno recente rivelata dalle testimonianze di frequentazioni e permanenze lungo i bordi di paludi o di corsi d’acqua, elementi che hanno per lungo tempo caratterizzato l’ambiente di questi luoghi, continua con i nuclei paleoveneti, che ebbero massima espressione nella cultura atestina, con la colonizzazione romana – documentata da una fitta punteggiatura di luoghi di ritrovamento e da evidenti tracce di bonifica agraria di tipo centuriato – con rocche e luoghi fortificati, conventi, monasteri e i resti dei villaggi scomparsi nel Medioevo, per arrivare agli imponenti interventi idraulici di bonifica del periodo veneziano e, infine, alla radicale antropizzazione del territorio rurale in epoca preindustriale.

Il Gruppo Bassa Padovana, nato negli anni ’70 per iniziativa di alcuni insegnanti (“guidati” dal professor Camillo Corrain) che operavano in questi luoghi per promuovere e approfondire lo studio dell’ambiente, coinvolse ben presto anche molte persone esterne all’ambito scolastico ma ugualmente interessate alle proprie origini. Nel corso degli anni il Gruppo ha realizzato numerose iniziative e mostre itineranti volte a diffondere la conoscenza dello straordinario patrimonio accumulato dalla civiltà contadina nel corso dei secoli in questo territorio situato a sud della città di Padova, che si estende dai Colli Euganei lungo l’Adige, al di qua del Polesine, verso i confini veronesi e vicentini. Questo impegno confluì nella nascita di un sistema museale diffuso che comprende, oltre al Museo Civico Etnografico di Stanghella, il Museo dei Villaggi Scomparsi di Villa Estense, il Centro di Colonizzazione Romana di Granze e il Museo delle Antiche Vie presso il Monastero di San Salvaro a Urbana.

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Due sono gli eventi che, nello stesso periodo, diedero ulteriore impulso al lavoro del Gruppo e alla costituzione del Museo di Stanghella. In primo luogo, negli anni ’70, il ritrovamento casuale della seicentesca mappa catastale del “Retratto del Gorzone” custodita in una teca simile ad una lunga trave e nascosta proprio nella mansarda dell’edificio che di lì a qualche anno avrebbe ospitato il Museo. La mappa – che misura 7,950 per  3,385 metri,  realizzata con colori a tempera su 121 listelli di cartoncino incollati originariamente su tela di lino e, dopo il restauro del 1980 per mano dei padri dell’Abbazia di Praglia in provincia di Padova, su tela di lino e canapa – riporta la data di stesura 1633 ma fu disegnata su una carta precedente. Essa rappresenta il territorio che va da Montagnana ad Anguillara Veneta, delimitato a sud dal corso dell’Adige, antecedente la bonifica veneziana del Cinquecento e descrive minutamente le varie colture, i vasti laghi, le paludi, i villaggi. In secondo luogo, sempre negli stessi anni, in occasione di alcuni lavori di ampliamento arginale, soci del Gruppo scoprirono in località Selva di Stanghella diversi reperti inequivocabilmente di età preistorica relativi ad un ampio insediamento che la Soprintendenza Archeologica del Veneto confermò essere risalente alla seconda metà del III millennio a.C. Al suo interno furono ritrovati 28 inumati, i cui corredi funebri sono esposti nelle sale del Museo Civico Etnografico insieme al ricco strumentario costituito principalmente da lame di pugnale, cuspidi di freccia e raschiatoi in selce finemente lavorata. Quella di Selva resta ancora oggi la principale stazione eneolitica rinvenuta in Veneto.

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Il Museo Civico Etnografico di Stanghella racconta, quindi, attraverso un percorso organizzato per temi capace di restituire mondi e atmosfere perduti o dimenticati, l’evoluzione del rapporto uomo-ambiente dalla preistoria fino alla prima meccanizzazione agricola nell’area della Bassa Padovana. Esso testimonia, inoltre, ancora oggi la straordinaria storia che ha portato alla sua costituzione e le sale del Museo sono dedicate ad alcuni dei componenti storici del Gruppo, oggi scomparsi.

Il percorso espositivo del Museo si articola in diverse sale che toccano ciascuna differenti aspetti del vissuto e della storia di questi luoghi: la “Sala della Colonizzazione antica”, espone i reperti preistorici relativi agli scavi effettuati a Selva di Stanghella, la “Sala della Ceramica”, presenta una ricca raccolta di ceramiche che va dal ‘300 al ‘600-‘700 , la “Sala della Ruralità”, raccoglie tutti quegli oggetti che sono testimonianza del vissuto dell’ambiente agricolo di fine Ottocento e dei primi Novecento, la sala interamente dedicata alla grande carta catastale del “Retratto del Gorzone”, seguita dalla sala dove sono conservate carte topografiche di varie datazioni riferite sempre al Retratto del Gorzone, registri contabili delle aziende agricole del tempo, le carte dell’Archivio Tosatto, carte austriache di Stanghella e zone limitrofe e carte riguardanti particolarmente zone della guerra del ’15–’18. Infine, al piano terra, si trova la “Sala delle officine rurali”, in cui sono ricostruite le botteghe artigianali del fabbro, del carradore e il deschetto del maniscalco, e “L’osteria” intesa come luogo di ritrovo a misura d’uomo,  d’incontro, di scambio di idee, di trasmissione di notizie di fabulazione